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Seo Black Hat… e gli occhi di chi vuole scalare velocemente le SERP e le classifiche si illuminano d’improvviso.

La BlackHat SEO è capace di veicolare enormi quantità di traffico verso il tuo sito web, come una scala magica con la quale raggiungere la cima dei risultati di ricerca senza ostacoli e notti insonni a lavorare.

Sono proprio delle tecniche “scorrette” di ottimizzazione per i siti web.

Eh si perchè la SEO è l’insieme di difficilissime tecniche e pratiche volte a migliorare il posizionamento dei siti internet… e proprio per questa sua difficoltà spesso e volentieri il desiderio di trovare una scorciatoia è davvero molto molto forte.

Ma ne vale davvero la pena?…

A volte si ma altre no, scopriamolo insieme

Cos’è la SEO Black Hat? Una definizione

Per Black Hat SEO si intendono tutte le tecniche e le pratiche non conformi alle politiche e alle linee guida di Google e degli altri motori di ricerca utilizzate per aumentare il posizionamento di un sito nelle SERP (Search Engine Results Pages).

Queste tecniche sono esplicitamente vietate, Google ha chiarito di non premiare i siti che cercano di “imbrogliarli” e possono portare a penalizzazioni per il tuo sito o, peggio ancora, alla sua completa rimozione dall’indice. Insomma non sono tollerate  violazioni delle  regole.

L’uso di tecniche di Black SEO è sconsigliato perché si rischia di essere penalizzati da Google e anche dagli altri motori di ricerca, non sto parlando di un buffetto sulle mani ma di penalizzazioni serie.

Inoltre quando si usano certi metodi per migliorare artificialmente le classifiche, di solito ci si ritrova con un sito che ha problemi di architettura e struttura ed è difficile da mantenere nel tempo.

Senza parlare poi dei danni che si procurano all’intero dominio.

Tuttavia, esistono anche casi in cui questi metodi sono stati utilizzati con successo per anni senza alcun tipo di penalizzazione da parte di Google o di altri utenti.

Curiosità sulla provenienza del nome “SEO Black Hat”

Un po’ di storia non fa mai male ed aiuta a digerire meglio i polpettoni, si sa.

Il termine SEO Black Hat ha origine nei lontani anni ’20 quando la produzione dei film western era ai massimi livelli.
Ecco, proprio in quei film per distinguere i buoni dai cattivi usavano dei cappelli bianchi e neri… e il cappello nero lo aveva sempre il cattivo.

Adesso fai uno più uno.

Tattiche SEO Black Hat, le più famose

Eh già, in giro ci sono anche tecniche SEO Black Hat poco o per niente conosciute, parola mia.

Questo è il paragrafo della ciccia, proprio quello che cercavi.

Esistono molti modi per manipolarei risultati sui motori di ricerca e far sì che favoriscano il tuo sito web rispetto ad altri più rilevanti, vediamo i più conosciuti.

1. Keyword Stuffing

In passato una delle tecniche SEO Black Hat più utilizzate perchè non richiedeva alcuna dose tecnica, oggi i motori di ricerca riescono quasi sempre a riconoscerla e non ci pensano due volte a far partire una penalizzazione.

La tecnica in se è molto semplice, consiste nel riempire la pagina web della parola chiave per la quale si tenta di posizionare la pagina web.

Il risultato è del tutto innaturale per l’utente normale che si ritrova il più delle volte a leggere una pagina senza senso.

Esiste però un modo per non essere penalizzati, garantito al limone ed ogni buon esperto SEO la conosce, compreso me. 😄

2. Comprare backlink

I motori di ricerca, e primo fra tutti Google, utilizzano i link per capire quanto un sito o una pagina è autorevole. Il concetto di base è che se tanti link puntano ad una pagina vuol dire che quella pagina è particolarmente apprezzata.

Fin qui non fa una piega.

Per questo motivo una delle tecniche più apprezzate e che da più risultati in genere è l’attività di backlinking, ovvero comprare backlink su siti autorevoli che riandano alla pagina che si vuole posizionare.

I motori di ricerca non riescono ancora bene a capire quando questa attività sia artificiale (linkbuilding) o naturale (linkearning), per questo motivo le penalizzazioni avvengono solo quando il profilo dei backlink è palesemente artefatto.

3. WebRing e PBN (Private Blog Networks)

Pbn o webring come funzionano esempio di www. Seonapsi. Com raoul gargiulo

I Webrings o PBN (reti di blog private) sono semplicemente dei siti linkati tra di loro. E cosa c’è di male? Ti chiederai…

Beh nulla se il tutto non è fatto per tentare di manipolare l’autorevolezza dei siti all’interno di quella rete.

Ad esempio è possibile creare 4 blog di cucina ognuno incentrato su di una tipologia di ricette o di portata. Questo rende i siti dello stesso settore ma diversi negli argomenti trattati, creando link da e verso questi siti si aumenta direttamente l’autorevolezza degli stessi.

No, non si fa!

Google lo sa e lo vieta espressamente nelle sue linee guida, penalizzazione dietro l’angolo.

4. Network di Guest Post

Un guest post è un articolo scritto da un ospite, un visitatore diciamo.

Scriversi guest post a vicenda con link che rimandano al circuito di siti equivale a fare la stessa cosa che un PBN o Webrings.

5. Article Spinning

Una delle attività più in voga negli ultimi tempi, questa tecnica seo black hat permette di parafrasare interi paragrafi o articoli scritti da qualcun altro.

Si, è quasi plagio.

Il più delle volte l’article spinning è fatto automaticamente da programmi, più raramente da esseri umani. Questo perchè i reali benefici di questa tecnica si ottengono su grossi volumi di contenuti.

6. Rich Snippet Markup: Spam e manipolazione

I Rich Snippet sono dei risultati di ricerca che contengono delle informazioni aggiuntive, per esempio valutazioni o prezzi. Statisticamente i risultati che hanno i rich snippet sono più cliccati di altri, in altre parole aumentano la CTR.

Aumentare la CTR equivale ad aumentare il traffico organico e, viene da se, le conversioni.

Ecco perchè una delle tecniche Black SEO prevede di esagerare con i rich snippets cercando di inserirne moltissimi o cercare di manipolarli, come?

Ecco un esempio, è possibile inserire delle recensioni false e poi aggiungere dati strutturati per far visualizzare le recensioni positive nei rich snippets in serp.

A volte capita anche per sbaglio di commettere questo tipo di errore e quindi sempre meglio avere a portata di mano le linee guida di Google sui Dati Strutturati.

7. Negative SEO

La BlackHatSEO non si occupa solo di come far guadagnare traffico ma anche di farlo perdere ad un competitor.

La negative SEO può essere attuata in due modi:

  • Facendo perdere autorevolezza al sito bersaglio: poco fa ho spiegato l’importanza di avere un profilo backlink adeguato pena penalizzazione. Benissimo, adesso immaginate di far arrivare una marea di backlink di scarsissima qualità al sito del vostro competitor, ha lo stesso effetto.
    Un altro sistema è quello del Guest spam, prevede di inondare il blog di commenti spam che puntano a siti dalla dubbia moralità;
  • Attaccando il sito bersaglio direttamente: attacchi diretti possono essere di vario tipo ma principalmente si dividono in due tipi.
    Attacchi che tentano di esaurire le risorse del server che ospita il sito bersaglio e attacchi che hanno l’intenzione proprio di bucarlo approfittando di qualche falla nella sicurezza (quest’ultimo perseguibile a norma di legge, occhio).

8. Cloaking, il contenuto nascosto

Dopo il keyword stuffing il clocaking è la tecnica SEO Black Hat più diffusa… perchè tra le più semplici da realizzare.

Questa tecnica ha come obiettivo di nascondere i contenuti nelle pagine, testi e collegamenti allo scopo di riempire la pagina di parole chiave.

In questo modo gli utenti visiteranno un sito aspettandosi dei contenuti X ma atterrando saranno, ad esempio, bombardati di annunci, contenuti spam, malware ecc.

I metodi più diffusi sono:

  • Nascondere testo o collegamenti sotto una immagine, un po’ come nascondere la polvere sotto il tappeto, la tecnica più usata è quella di fare il testo dello stesso colore dello sfondo;
  • Diminuire la grandezza del font fino allo zero;
  • Utilizzare una classe o un ID CSS all’elemento da nascondere e poi assegnar “display:none” per farlo sparire;

Oggi i motori di ricerca si sono evoluti molto bene e riescono ad interpretare benissimo il codice all’interno di una pagina web.

Hanno più difficoltà ad interpretare il javascript… però occhio se ne accorgono si comportano di conseguenza, avvisato.

Leggi l’articolo di approfondimento sul SEO Cloaking

9. Sneaky Redirect o Shady redirect

Fastidiosissimo e famosissimo, si viene reindirizzati verso altro sito o pagina dopo aver premuto un link.

La maggior parte di siti di film online hanno questo tipo di redirect, si clicca su play e si viene reindirizzati altrove.

10. Content Automation

Questa tecnica prevede la pubblicazione automatica di contenuto. Il contenuto può essere generato da script lato server o da plugin.

Il contenuto può essere generato da una intelligenza artificiale o plagiando del contenuto online.

In entrambi i casi non si ha il controllo della struttura del sito e dell’architettura informativa e pertanto è sconsigliatissimo.

11.Doorway Page

È una tecnica SEO Black Hat che funziona in questo modo, si creano diverse pagine con parole chiave simili ma che hanno tutte un redirect verso una unica pagina.

In questo modo gli utenti saranno intercettati da diverse query ma saranno reindirizzati sempre sulla stessa pagina che il più delle volte ha un contenuto non desiderato.

12. Invio di Query automatiche

Il concetto in se è molto semplice, di crea un contenuto da hoc e poi si fanno partire tantissime ricerche su Google in modo che Google mostri quel contenuto in SERP. Ha lo scopo di migliorare il ranking di quella pagina ma oggi Google sa come riconoscerlo.

13. Contenuto copiato o plagiato

Succede ancora oggi di vedere i propri contenuti presi pari pari e copiati su un altro sito. Questa tecnica nasce dal fatto che Google non vuole mostrare due volte la stessa cosa gli utenti e preferisce mostrare quello che per lui sembra il contenuto originale… che 9 volte su 10 è assegnato al sito con più autorevolezza.

Oggi funziona molto meno ma è facile trovare in giro siti che fanno sfoggio di questa tecnica.

14. Pagine con contenuto di phishing, virus, trojan e altri malware

Sfruttando la debolezza interpretativa del javascript dei motori di ricerca questa tecnica SEO Black Hat tenta di carpire informazioni ai malcapitati utenti o peggio di installare virus e maleware.

È facile difendersi da questa tecnica, basta aver installato un antivirus o un antispam e non essere degli ingenuotti.

Come segnalare un attacco di Black Hat SEO

Nel caso in cui il tuo sito web sia oggetto di un link spam negativo, utilizza lo strumento Disavow negli Strumenti per i Webmaster di Google e segui le direttive di Google per il report di spam. 

Nel caso in cui il vostro sito web sia stato oggetto di un attacco dannoso, di un virus o di un malware allora è necessario intervenire con un antivirus, un firewall e un controllo manuale (probabilmente servirà un ripristino del sito, fate sempre un bkp ogni tanto!).

SEO Black Hat o SEO White Hat? Chi vince?

La differenza principale tra i due metodi è che mentre la White Hat SEO utilizza solo metodi etici e legali per posizionare il vostro sito web nelle pagine dei risultati dei motori di ricerca (SERP), la Black Hat SEO utilizza anche metodi non etici o illegali.

In altre parole, la White Hat SEO cerca di migliorare la visibilità del vostro sito attraverso metodi naturali, mentre la Black Hat SEO si affida a mezzi artificiali come link spam o testi nascosti che possono mettere il vostro sito a rischio di essere deindicizzato da Google o addirittura penalizzato con un aggiornamento dell’algoritmo.

Come per tutte le cose la verità è nel mezzo.

Vince la Gray Hat SEO

Nessuno al mondo è solo buono o cattivo, esistono una infinita quantità di sfumature di grigio in mezzo ed è proprio li che ci troviamo tutti.
La Grey Hat Seo in sostanza tende verso il lato buono della SEO ma non disdegna ogni tanto di utilizzare qualche tecnica SEO Black Hat.

Un esempio?… esiste un SEO che non ha mai fatto attività di backlink?

Perché dovresti evitare la Black Hat SEO?

La risposta è semplice, se è vero che per imparare le tecniche SEO White Hat possiamo fare tutti gli esperimenti che vogliamo senza rischiare una penalizzazione… questo non vale per la SEO Black Hat, è molto difficile padroneggiarla e perciò è molto facile fare dei pasticci.

Questo ovviamente rallenta l’apprendimento e… se non sai bene dove mettere le mani oltre che fare danni potresti addirittura danneggiare te stesso oltre che gli altri.

D: “Cosa può portare Google a bannare un sito web?
R: “Beh, tra le tante cose sicuramente le tecniche di Black Hat SEO.

Questo ci porta al prossimo paragrafo.

Le tecniche SEO di Black Hat sono adatte a te e al tuo progetto?

Ti rispondo con un’altra domanda, stai cercando di costruire qualcosa di duraturo?

Beh se la risposta è si allora la SEO Black Hat non fa per te e dovresti evitarla a tutti i costi. Prima o poi i motori di ricerca se ne accorgerebbero e allora partirebbero le penalizzazioni o addirittura il ban del tuo sito.

La Black SEO va bene per progetti mordi e fuggi o che non hanno grandi aspettative di vita.

Personalmente preferisco investire il mio tempo in qualcosa che duri e porti risultati nel tempo.

Se anche per te vale lo stesso ti consiglio di affidarti a un buon consulente, io svolgo SEO Napoli e Italia, che sappia bene cosa fare.

raoul gargiulo seo specialist seonapsi
Autore
Sono il proprietario del faccione sereno qui accanto, cerco di salvare i poveri siti web (a Napoli ma anche in tutta italia) abbandonati a loro stessi grazie alle mie armi segrete (Posizionamento SEO, kw research, Audit SEO, Sviluppo e un altro paio di assi nella manica che certo non svelo qui a te). Conosco Html, Php, Css, il kung fu, la ricetta della torta di mele e il mio animale totem è la papera (me lo ha detto il Grande Capo Indiano mentre fumava il kalumè della pace quindi ne sono abbastanza sicuro). Se volete saperne di più dovrete offrirmi da bere (o chiedere gentilmente, a volte funziona). Questo si chiama story telling e ti ha fatto leggere fino alla fine un testo che negli altri siti non leggeresti mai.

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